IL PUNTO DI VISTA DI Marcello Lamartina, urologo, U.O. di Urologia, Casa di Cura Candela, Palermo
In prossimità della scadenza dell’invio degli abstract per il prossimo congresso della nostra Società, mi sembra interessante ricordare Quintiliano.
Quintiliano era appunto un oratore romano, nato in Spagna nel 35 dopo Cristo che fra le sue opere ha descritto una sorta di decalogo del perfetto oratore.
L’occasione si è presentata sfogliando le pagine di un testo di letteratura latina, redatto da Federica Maria Viola.
La retorica è l’arte del dire e del parlare in pubblico ed il perfetto oratore è vir bonus atque dicendi (“uomo virtuoso, esperto nel parlare”), definizione di Catone, fatta propria da Quintiliano. L’arte dell’eloquenza non può essere svincolata dalle virtù morali: il perfetto oratore è pertanto colui che alle qualità tecniche e professionali sa coniugare quelle etiche, come il senso di giustizia, la lealtà, l’umiltà, etc. Il buon oratore per poter essere definito tale, come nello schema mirabilmente costruito da Federica Maria Viola, deve avere inventio (reperimento del materiale da impiegare nell’orazione), dispositio (distribuzione del materiale nell’orazione), elocutio (stile, chiarezza espositiva, figure retoriche, aspetti ornamentali), memoria (dote naturale da potenziare con l’esercizio), actio (gestualità e modulazione vocale) e non deve “comminare pene corporali ai discenti !”. L’orazione deve avere un exordium (introduzione; il bravo oratore deve catturare l’interesse e l’attenzione del pubblico), una narratio (narrazione, esposizione dei fatti), una argumentatio (parte centrale dell’orazione che si divide in confirmatio, dimostrazione, e una confutatio, confutazione delle tesi degli altri) ed infine una peroratio e conclusio (epilogo, conclusione). Come potete notare, questo è lo schema che in genere si segue quando ci si appresta a preparare una comunicazione o un abstract ed è quanto anche l’ascoltatore si aspetta.
In effetti il documento template che bisogna compilare per inviare un abstract al Congresso nazionale della nostra Società richiede in definitiva le stesse cose: quindi l’ introdution and aim of the study è l’exordium, materials and methods la narratio , i results è la argumentatio e le conclusions è la conclusio. Chissa’ se scrivere o esprimersi in latino è più facile che farlo in inglese!
Molti di noi si cimentano con una certa frequenza all’uso di arti oratorie in occasione di convegni a cui a vario titolo partecipano. Quindi una specifica e rigorosa preparazione, come auspicato già da Quintiliano duemila anni fa, è evidentemente necessaria. L’unica cosa che Quintiliano non ha considerato nelle sue opere è la categoria tempo, cosa che invece nei nostri incontri è fondamentale. Oltre alle cose che diciamo, bisogna entrare nell’ottica che è come le diciamo che ha molta importanza e meglio dire poco, ma bene e nel tempo stabilito, che dire molto, ma in modo poco efficace e affrettato.
Catturare l’interesse del pubblico, esporre la propria esperienza con rigore scientifico, preparare scrupolosamente le slides, chiare, con pochi concetti che racchiudono la sintesi di quanto via via si espone, con una corretta progressione, mantenere un tono della voce adeguato, accompagnato da una discreta gestualità, sono tutte regole fondamentali per mantenere elevata l’attenzione.
Quante volte assistendo alle relazioni di quello o questo collega, dopo le prime battute abbiamo perso l’attenzione per quello che in quella occasione il relatore di turno descriveva, anche se il tema poteva essere di grande attualità o interesse, anche al di la’ di quella che potesse essere la nostra disposizione ad ascoltare? Penso che nella grande maggioranza dei casi questo possa avvenire per la mancanza di uno dei requisiti già descritti da Quintiliano, che in parte sono qualità e predisposizioni naturali, ma che in molti altri possono essere acquisizioni legate all’esperienza e anche all’approfondimento non solo del tema su cui dissertare, ma anche alla conoscenza delle tecniche oratorie. Insomma non la semplice descrizione di testi riportati sulle slides, ma anche lo studio delle tecniche con cui esprimere i concetti.
Ricordo ancora il mio maestro che durante le sue mirabili lezioni, non lasciava mai nulla al caso, dalle slides, allora in epoca pre power point, ancora classiche diapositive proiettate e posizionate manualmente nel carrello del diaproiettore e tratte da pellicole delle vecchie macchine fotografiche, al tono della voce, alla gestualità o all’alternare diapositive ornamentali (come postulato dal nostro Quintiliano): quanto tempo è passato!